
5+1 Consigli per migliorare le tue ads sul vino


Di cosa parleremo oggi
Lavori nel settore del vino? Sai quali angoli utilizzare, quali non utilizzare e soprattutto perché?
In questa guida raccolgo tutti i consigli che in questi anni mi hanno permesso di migliorare le mie prestazioni come advertiser nel settore vitivinicolo.
Disclaimer
I consigli che riporto qui sono frutto della mia esperienza come advertiser e delle mie consulenze, oltre che della mia esperienza come sommelier (e bevitore! 😁).
Non è detto che tutti i suggerimenti per migliorare le ads sul vino siano sempre e comunque efficaci, ma ti consiglio di provare: per me hanno fatto la differenza.
Presupposti di partenza
- Non esiste un vino per tutti. Tutti non è un target. Tutti è contrario alla logica di valorizzazione di un prodotto alimentare e in special modo vitivinicolo. A meno che tu non stia vendendo Tavernello, San Crispino o Ronco, dimenticati il concetto di tutti e accogli il concetto di NICCHIA. Per fare ads sul vino, ricordati di parlare con chi può davvero apprezzare il vino e ciò che lo circonda.
- Quando parliamo di wine marketing e in special modo quando facciamo ads sul vino dobbiamo essere consapevoli di un concetto fondamentale: non c’è quasi nulla da inventarsi, ma quasi tutto va declinato e formattato con il tono di voce adeguato al target e seguendo le logiche del canale che stiamo utilizzando.
Fondamentale è essere consapevoli di che cosa sia il vino e quali siano i fattori che influenzano la sua produzione e il suo consumo. Solo così saremo in grado di utilizzare davvero tutti gli angoli per colpire la nostra nicchia di riferimento.
Ecco una selezione di consigli che mi hanno permesso di migliorare le mie ads per aziende del settore vitivinicolo. Cominciamo da cosa NON fare:
Non fare sconti, specialmente su pubblico freddo
Sconti, Sconti ovunque. Non ho mai visto quella cantina, mai assaggiato il loro vino, ma mi fanno già lo sconto. NON FARLO.
Come già detto, se non stai vendendo un prodotto indifferenziato e se la tua idea di vendita non si basa solamente sulla leva promozionale, lascia perdere gli sconti.
Questo è un concetto valido per qualsiasi prodotto di nicchia o comunque dall’alto LTV (lifetime Value), ma sul vino assume ancora più valore. Se ci pensi, il vino nasce per rappresentare un territorio: dal terreno, al clima, alle persone (il terroir, di cui parleremo più avanti). Il vino è un po’ una cartolina da bere.
La scontistica, soprattutto su pubblico freddo (N.B. Anche le lookalike sono audience fredde!), svilisce il prodotto, non valorizza la qualità e non può garantire scalabilità sul lungo termine.
Se proprio vuoi fare una promozione, lanciala sui clienti acquisiti (che hanno scelto di acquistare non per lo sconto) e piuttosto che offrire uno sconto, valuta di aggiungere una bottiglia in più o un accessorio: un cavatappi (NO quello in figura 1. SÌ quello in figura 2, è a doppio scatto), una parannanza (un grembiule con il marchio dell’azienda), una glacette o, ancora meglio, un secchiello per lo spumante.


NO alle tazze di vino e alle capsule maltagliate
Che sia tu a produrre le grafiche per le tue ads o che sia qualcun altro a farlo, è bene considerare questi due aspetti:
Evita utilizzare immagini e/o video con bicchieri di vino riempiti fino all’orlo, neanche fossero tazze di latte. In Italia e più generalmente in Europa (specialmente occidentale) chi beve frequentemente vino subisce e ha subito una forte influenza dalla sommelierie e in generale dalla tecnica di servizio del vino.




Ecco come invece dovrebbe essere (è più facile trovare le tazze di vino, devo ammetterlo):


Stessa cosa vale per la capsula tagliata erroneamente al momento dell’apertura. In questo caso, sebbene oggi sia più motivo di galateo, la ragione è legata a questioni di igiene. Il cercine, l’anello che crea quello spessore sul collo appena prima dell’apertura, serve proprio ad evitare che durante l’affinamento in cantina, la bottiglia accumuli la polvere in particolare su quella zona del collo, questo è il motivo per cui il taglio della capsula va fatto sotto il cercine e non sopra.
La tecnica di apertura ufficiale infatti prevede ancora oggi che si passi un frangino intorno sul tappo prima di inserire il verme del cavatappi, ma questa è un’altra storia.
Ecco come non deve essere:
E come dovrebbe, invece:
Il fatto che in casa non si seguano queste regole non giustifica un advertiser, un produttore o, peggio, un ecommerce a creare ads poco precise in questo senso, anche perché poi i risultati rischiano di non essere ottimali.
Non puntare troppo su DOC e DOCG
No, non sto dicendo che non devi dire che il tuo vino fa parte di una denominazione, soprattutto se l’azienda che lo produce fa parte di una zona prestigiosa.
Sto dicendo che DOC e DOCG e le fascette applicate sul collo della bottiglia non garantiscono qualità del vino, tant’è che molti produttori hanno deciso di non fregiarsi di una denominazione per alcuni loro vini, così da avere una maggior libertà di espressione e per non mettersi allo stesso livello di tantissimi altri prodotti sul mercato.
Basta andare all’autogrill e trovare bottiglie di Barolo o Brunello di Montalcino a meno di 10/15€, quando se ne trovano altri ad un prezzo quasi 100 volte superiore.
Dunque, il vino ha la fascetta della DOC/DOCG? Bene, indicalo nel copy oppure mostralo nella creatività, ma non puntarci troppo. Anche qui ricordati che non stai vendendo una commodity.
Parla del territorio: il concetto di terroir
Il terroir non è semplicemente il terreno dove cresce la vite.
Le tue inserzioni dovrebbero far passare l’idea che il vino sia il risultato di tre fattori determinanti: vitigno (il tipo di uva), clima e composizione del terreno (con la sua fauna microbiologica) e Uomo, ovvero chi controlla e regola la trasformazione dell’uva in vino.
Questo è il terroir.
Le variabili a regolare colori, profumi, sapori e aromi di un vino dipendono da aspetti ancora più profondi ed è interessante, oltre che estremamente utile al fine di profilare la nicchia di pubblico, utilizzare questi argomenti come leve per le tue ads. Non dare nulla per scontato!
Un metodo di allevamento ha una storia e un ruolo importantissimo nel garantire ad un vino una qualità superiore. Pensa a queste tipologie di allevamento della vite: alberello, pergola, guyot o cordone speronato ecc.
Hai mai assaggiato lo stesso vino tappato in modi differenti? Ad esempio sughero e tappo a vite permettono un passaggio di ossigeno differente nel vino e oltre che sulla maturazione e i suoi tempi, hanno influenza anche sul sapore.
Che vitigni troviamo in azienda? Che caratteristiche ha la buccia? Spessa, sottile? Com’è l’estrazione del colore? Quanti anni hanno le piante? Quant’è la resa per ettaro?
E il clima? Ci sono forti escursioni termiche tra il giorno e la notte? Qual è la quota del vigneto? E l’esposizione? Cosa cambia da sud-est a sud-ovest?
Com’è il terreno? Argilloso, sabbioso, calcareo? Le piante vanno in stress idrico qui?
Potremmo continuare all’infinito.
Se non sai da dove cominciare, fai un content audit (una raccolta di tutto il materiale informativo dell’azienda) o se sei tu il produttore, tira fuori tutte quelle nozioni che stai dando per scontato. Se sei un marketplace, be’ hai informazioni da vendere, in tutti i sensi.
Racconta la storia del vino: idee, persone e storie
Fai storytelling e non raccontare balle, è sbagliato, inutile e non è scalabile.
Se hai modo di farlo e pensi abbia senso, racconta la storia della tua famiglia, riporta all’idea di vigneto oppure, se pensi sempre che abbia senso, parla del vitigno.
Il concetto di vigneto è più tradizionale perché una volta si piantavano diversi vitigni in un appezzamento di terra, mentre le monocolture sono legate più alla vitivinicoltura moderna.
Ad esempio, in Toscana e Piemonte il concetto di vitigno va di pari passo con le M. G. A. (menzioni geografiche aggiuntive: come Cannubi nel Barolo o Gallina nel Barbaresco) e quindi con i vigneti, perché i tipi di uva coltivati sono da quasi sempre quelli (Sangiovese per la Toscana e Nebbiolo per il Piemonte).
Se invece la tua azienda si trova in una zona non particolarmente conosciuta per la sua denominazione e pensi che citarla sia inutile, perché magari ormai una inflazionata leva di comunicazione (come scritto più in alto), parla di qualsiasi elemento differenziante:
Qual è il vitigno autoctono? Chi ha prodotto per la prima volta quel vino? Chi ha avuto l’idea di quella macerazione? Com’è nato il nome di quel vino?
Amplia i canali utilizzati
Come avrai capito, il vino non è una cosa così banale e l’advertising, su Facebook e Google in particolare, è fondamentale per generare brand awareness e valore economico.
Tuttavia, l’ultimo consiglio che mi sento di darti è di non concentrarti solo su questi canali. Lavora anche sull’organico, sfruttando content marketing e SEO. Testa email, chatbot e qualsiasi canale pensi che possa avvicinarti al tuo pubblico.
Per ora comunque, non posso che invitarti ad usare tutte le informazioni di questa guida per migliorare le tue ads. Sono sicuro che non te ne pentirai.
Fammi sapere cosa pensi di questa breve guida qui sotto!
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